Testimonianze archeologiche

La Valle dell’Anapo è nota soprattutto per le numerose testimonianze archeologiche ricollegabili alla civiltà di Pantalica.

Una delle testimonianze archeologiche più rilevanti, risalente all’Età del Bronzo e dell’età del Ferro, sono sicuramente le sue tombe che, oltre a rappresentare dei luoghi di sepoltura, erano considerati dei veri e propri simboli di status sociale e comunitario, in quanto le diverse forme e dimensioni riflettevano probabilmente le differenze gerarchiche tra le famiglie.

Tombe

Queste tombe venivano, dunque, scavate nella roccia viva con strumenti in selce, come asce e coltelli, che vanno a testimoniare la notevole abilità tecnica e la pazienza degli antichi costruttori, come dimostrano i numerosi utensili rinvenuti nei pressi delle sepolture.

Gli operai, probabilmente sospesi con funi lungo le pareti, lavoravano prima dall’esterno e poi dall’interno della cella, mentre le salme venivano deposte nelle tombe insieme ad oggetti personali e offerte alimentari, secondo le credenze animistiche sicule. Infine, le tombe venivano sigillate con lastre monolitiche.

Le tombe più antiche risalgono nello specifico all’Età del Bronzo e sono generalmente piccole e a pianta ellittica; mentre quelle dell’Età del Ferro, spesso a deposizione doppia, presentano camere rettangolari o quadrangolari con lettucci scolpiti nella roccia.

La loro distribuzione nelle varie aree della Necropoli, racconta l’evoluzione storica e culturale del sito. Tra le varie tipologie, è possibile trovare e ammirare: tombe a Tholos, tombe a Grotticella, tombe a Dromos, tombe a Forno, tombe a Cista.

La necropoli vanta anche della presenza di antichi Oratori, risalenti al periodo bizantino. Tra questi spiccano l’Oratorio di San Nicolicchio, l’Oratorio di San Micidiario e l’Oratorio del Crocifisso. Nelle immediate vicinanze vi sono i cosiddetti villaggi bizantini con un numero di abitazioni, che vanno a riflettere le strategie dei bizantini nel rifugiarsi in luoghi facilmente difendibili dagli insediamenti o dalle incursioni. Questi oratori, in particolare l’Oratorio di San Micidiario, fungevano anche da luoghi di culto religioso e comunitario per gli abitanti.

Vi è un unico Villaggio Bizantino che non presenta la presenza di un oratorio nelle immediate vicinanze, ossia il Villaggio Bizantino della Cavetta, che si trova esattamente lungo la strada regionale che conduce verso Ferla.

Grotte

Di particolare importanza sono anche le Grotte di Pantalica che, grazie alla natura del terreno, all’acqua e al tempo, sono di una bellezza unica. Tra le più grandi cavità di Pantalica, in termini proprio di dimensioni, vi è la Grotta dei Pipistrellli, conosciuta anche come Grotta delle Meraviglie a suo Ponte.

La grotta, destinata un tempo alla produzione di salnitri, ospita una varietà di pipistrelli, che costituiscono una dei tanti esempi di biodiversità faunistica che è possibile ammirare durante gli itinerari di Pantalica. Inoltre, intorno alle sue mura è possibile osservare le incisioni di nomi e cognomi di tutti coloro che nel tempo hanno visitato Pantalica.

È possibile ammirare anche la Grotta della Bottiglieria e la Grotta Nuova o Trovata: la prima denominata così per via del fiume che passa lì davanti, la seconda poiché è stata appunto trovata o scoperta inaspettatamente durante un percorso itinerante.

Anaktoron

Un’altra testimonianza di fondamentale importanza è l’Anaktoron, conosciuto anche come Palazzo del Principe, una struttura risalente al XII-XI secolo a.C., che evidenzia l’importanza politica e culturale della Necropoli durante l’età del Bronzo Tardo.

L’Anaktoron si trova nella parte occidentale di Pantalica, ovvero nell’area della Necropoli di Filiporto. A riconoscerne il valore fu l’archeologo italiano Paolo Orsi, che attribuì all'edificio un'origine pre-ellenica, da qui il termine greco “Anaktoron” per indicare la sua funzione regale. Durante gli scavi, all’interno o nelle immediate vicinanze dell’edificio, Orsi rinvenne tracce di una fonderia di bronzo, indicando attività metallurgiche avanzate e contribuendo a datare la struttura al periodo del Bronzo Tardo o Età del Bronzo Finale.

In tutte queste zone della Necropoli e nelle tombe sono stati rinvenuti, nel corso degli anni, una serie di oggetti culturali o reperti che rappresentano e testimoniano un’inconfondibile origine sicula. Questi reperti sono stati ritrovati dall’archeologo e studioso Paolo Orsi durante le sue campagne di scavi e oggi sono conservati e custoditi presso il Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Qui è possibile ammirare vasi di fondamentale testimonianza artistica, coltelli, asce e lance finemente lavorate, intarsiate e rifinite, specchi metallici, spilli d’avorio e di metallo, anelli e altri accessori di particolare bellezza, che indicano uno stato di progresso e benessere da consentire alle donne tanti preziosi ornamenti.

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